I burattini pazzi del Geppetto di Calabria – Ambient&Ambienti

2023-02-22 18:23:05 By : Ms. Darlee Zou

L’idea, diventata poi progetto, dei burattini pazzi nasce nel 2018. Il burattinaio è Giampiero De Santis, 48 anni, impiegato in una amministrazione pubblica, con una vena artistica mai sopita. Nonostante una laurea in Scienze dell’Amministrazione, da sempre ama la grafica e il design. Fino a quando in un pomeriggio trascorso a casa con la figlia piccola, in una frazione di un paesino della provincia di Catanzaro, nasce il progetto. «E’ un progetto abbastanza giovane, nato nel 2018, in casa. Un pomeriggio con mia figlia che aveva allora 2 anni e mezzo, vedo una lattina che stava per essere buttata via e mi viene l’idea di costruire, con ciò che avevamo in casa, un pupazzetto. Da lì poi la denominazione di burattini pazzi. Quindi un burattino fatto con materiale di riciclo, con l’intento di giocare con mia figlia, dato che fra l’altro mia moglie era fuori con l’altra più grande. Doveva finire in quel modo il gioco ma poi mi è venuta la passione e mi sono messo a cercare qualche vecchia scatola di latta, come quelle dove le nostre mamme e nonne tenevano spesso bottoni, aghi e filo. Da lì ho interessato prima i miei genitori e parenti poi la ricerca si è allargata per trovare materiale un po’ datato».

E così De Santis comincia a lavorare, in senso artistico, assemblando vecchie scatole di latta, scatole particolari e ogni oggetto recuperato nei garage o nelle cantine o anche oggetti lasciati per anni abbandonati in vetrine o mobili o non utilizzati o ancora materiali destinati al riciclo recuperati presso negozi o ditte. «Il burattino pazzo nasce senza una vera conformazione, nasce senza regola alcuna. I burattini pazzi hanno origine da vari materiali: scatole di latta, plastica, carta o alluminio, frammenti di ferro e acciaio, plastica, tappi, diverse tipologie di viti, bulloni, dadi, rondelle e altri materiali molti dei quali già utilizzati in altri lavori o trovati, senza vita, nelle cassette degli attrezzi o nei cassetti della casa. Individuato e trovato il corpo principale, prima che finisca nel bidone di destinazione si recuperano anche i materiali in questo loro fantastico mondo quasi addormentato, inanimato, e si sviluppa la consapevolezza di poterli far rivivere attraverso tecniche di assemblaggio, utilizzando viti e bulloni».

Riciclare significa un po’ rinascere? «Sì, dare una nuova vita a ciò che ha finito il suo utilizzo principale. Infatti una delle prime mostre che ho fatto qui a Catanzaro l’ho voluta intitolare “L’essenziale del superfluo”. Ormai una cosa superflua non più utile, si può convertire in un’altra cosa, una creazione artistica. In ogni cosa può esserci vita e, anche se quella vita sembra stia per finire, si vuole provare a dargli un’altra possibilità di esistenza, sia pure differente. Questo, poiché il riciclaggio nel medesimo formato non sempre riesce. Una nuova destinazione d’uso è invece nuova vita». Queste opere le vende?

«Alcuni pezzi sono stati venduti e molti altri donati in occasione di convegni in comuni limitrofi. Poi altre durante il periodo natalizio». Sono creazioni che richiamano un po’ il mondo dell’infanzia? «Sì in un certo senso. All’inizio l’idea era quella di creare un gioco. Quando sono invitato nelle scuole i bambini sono molto attratti dalle creazioni. I colori stessi delle scatole di latta o vedere il piccolo umanoide. Poi i burattini nascono come omaggio alla manualità di Geppetto nel Pinocchio di Collodi. E io ai bambini racconto questa storia: come Geppetto è riuscito a fare da un pezzo di legno abbandonato un burattino diventato poi Pinocchio, io faccio qualcosa di simile, realizzando i burattini pazzi».

Poi sono nati altri progetti: lo “Scartomatto”, il “Nonsenso” e la “Scartolamatta”. Scartomatto, vede la realizzazione di una nuova serie di burattini pazzi che raccolgono “gli scarti degli scarti” cioè tutti quei componenti (carta, plastica, ferro, rimanenze dei burattini) che sono state raccolte in quanto non utilizzabili o adattabili nella creazione dei burattini. Questi scarti vengono inseriti in piccole scatole di plexiglass (il loro corpo centrale) al quale, successivamente, è stata data la conformazione di umanoide. “Nonsenso” sono opere con tecniche miste su lamiera, tela o piccole sculture realizzate con carta, pietra o ferro. Decollage, collage, upcycling, pittura contribuiscono poi alla creazione di questa serie di opere. Il tutto nasce da pensieri e idee strane pur sempre legate all’idea originaria del riciclo, riuso e riutilizzo. Infine “Scartolamatta”, un trasferimento di conoscenza che si traduce in una piccola scatola di cartone (pensata graficamente dall’autore) al cui interno l’utente destinatario troverà tutto il necessario per assemblare il suo primo burattino con materiale di riciclo. «Scartolamatta – sottolinea De Santis – origina dall’idea che anche il gioco, il divertimento e lo svago possano trasformarsi per un verso in arte e, per un altro, in una azione a difesa del nostro pianeta e a garanzia di vivibilità per le generazioni future. La scatola contiene tutto il necessario: un foglio illustrativo del progetto, gli elementi del burattino (corpo, arti, testa) le viti necessarie per l’assemblaggio e una piccola busta nera contenente piccoli frammenti di materiale recuperato e da inserire nella pancia del burattino una volta montato. L’utente destinatario è poi invitato a dare un nome al personaggio creato e raccontare una breve e simpatica storia».

Infine il progetto di riciclo della plastica con la nuova serie “Pigmenti plastici”. Protagonista è la plastica riciclata, tappi, bottiglie, piccoli accessori o giochi in plastica, che fa da sfondo, colore, luce e genera i “dipinti” pensati dall’artista. La plastica diventa pigmento, colore, sostituendo di fatto le tinte che, in alternativa, dovrebbero utilizzarsi. La plastica frammentata dall’artista in piccole parti e ricomposta quasi mescolandosi in una tinta unita di colore. La base dove si imprime il colore di plastica e che contiene il lavoro finale: pannelli di fogli di cartone ondulato o cartoni recuperati presso piccoli commercianti locali. «Mi trovavo a raccogliere i tappi – racconta l’impiegato-artista catanzarese – per un’associazione di un amico e in questo caso i colori anche qui mi attraggono e ho provato a fare qualcosa. E ora ho una mostra in itinere».

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